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lunedì 24 dicembre 2012

Stonehenge di pomodori

(come ascolto di fondo per questo post si consiglia la Also Sprach Zarathustra di Richard Strauss, meglio conosciuta come la colonna sonora di 2001: Odissea nello Spazio)


Qualche sera fa un paio di inamovibili megaliti di pomodori sono arrivati sulla mia tavola. Altro che cerchi nel grano! Questo era veramente un evento da capire e analizzare. E ho voluto condividerlo con voi perché credo sia interesse di tutti avere prove o almeno indizi che ci aiutino a rispondere alla Domanda: "Da dove veniamo?".

Un attento e accurato test mi ha dato risposte qualitative e quantitative sulla fattezza di queste sculture.

  • 4 pomodori medi tondi
  • 1 avocado
  • 15 olive di gaeta snocciolate
  • 1 C di capperi sciacquati
  • 1/2 cipolla
  • 1 c di peperoncino in polvere
  • 1/2 limone
  • 1 filo di olio evo
  • qb di semi di papavero per guarnire
  • qb di semi di zucca per guarnire

Un secondo test mi ha consentito di fare ipotesi sul lavoro di composizione che una civiltà immensamente superiore alla nostra ha utilizzato per creare quest'opera spettacolare. Chiameremo questa civiltà Civiltà EpiNea.
Molto probabilmente gli EpiNei hanno svuotato i 4 pomodori rotondi con un attrezzo simile ad un cucchiaio dei nostri giorni, tagliando prima la parte alta con un coltello e degustando la parte tagliata (questo è iscritto con geroglifici ve lo garantisco, dalla foto non si vede), e poi scavando col coltello tutto l'interno riponendo gli scavi in un mixer tritatutto tipo un robot da cucina. Che evoluti questi EpiNei!! Hanno pure i robot da cucina! 

Insieme all'interno dei pomodori avranno messo nel mixer anche l'avocado privato della buccia e del super nocciolo, le olive snocciolate (chissà se gli EpiNei usano snocciolatori automatici o manuali, non oso fare ipotesi su questa scoperta) e tutto il resto tranne i semi di papavero e di zucca.

 
Al comando di un erudito EpiNeo il robot da cucina avrà sminuzzato e frullato tutti gli ingredienti ottenendo così una sostanza più o meno omogenea la cui somma degli ingredienti era molto di più della semplice somma degli ingredienti. Era il Tutto, il nettare di Vita!



Il Tutto è stato così utilizzato come ripieno per i pomodori, scavati della loro essenza primordiale ma ora arricchiti di un'anima verde e consapevole. E che più felici siano!

Riposti su un piatto e guarniti con grandinate di semi di zucca e papavero, Essi erano là, anzi no, ESSI SONO e basta.

In verità Vi dico: onorate questi Stonehenge di pomodori ogni qual volta ne avrete la voglia e il bisogno e accompagnateli come meglio credete. Fatevi guidare dal Cuore e gli EpiNei vi forniranno tutte le risposte.


Dimenticavo: sparateveli nel gargarozzzzzooooooooooo!!! :D


Con questa ricetta SALATA partecipo al contest Felici e Curiosi di Ravanello Curioso e Le delizie di Feli.


venerdì 21 dicembre 2012

Fruotolo 2: la vendetta

Ebbene si.

È tornato!!!!!!!
Tadaaaaaaaaaa!!!!!!


Visto che per partecipare al contest Felici e Curiosi di Ravanello Curioso e Le delizie di Feli ho riciclato la ricetta di luglio, ho voluto rifare e rivisitare la ricetta del Fruotolo.

Devo dire molto onestamente una cosa: la regola per i film di una serie per la quale il secondo è peggio del primo, vale anche per il Fruotolo. Del resto è risaputo che il primo Fruotolo non si scorda mai. Ma non spargete lacrime sul pavimento, perché il momento è comunque solenne.

 

Intanto c'è una novità. La pasta di banana questa volta l'ho fatta con 5 banane non proprio mature, frullandole per un po' (2-3 minuti?) e mettendoci anche dello zenzero in polvere. Non so quale di queste novità ha prodotto un risultato apparentemente migliore di quello standard, una pasta di banana essiccata chiara. Come se non fosse ossidata con l'aria. Fico!



Molto bella e maneggevole questa pasta con cui si può fare tranquillamente un cannolo gigante. Se ci mettete dentro erbe e spezie non è affar mio, io l'ho riempito principalmente con frutta. 


Gli ingredienti per il ripieno sono:
  • la polpa di 8 mele rosse di media grandezza e un po' del succo (estratto con l'Impavido, HU100)
  • 10 datteri mazafati, privati della buccia
  • 2 tazze di mandorle sgusciate non tostate, non salate e macinate
  • cannella in polvere q.b.
  • succo di mezzo limone di Sicilia o anche meno
  • 1 stecca da 100 gr. di cioccolato fondente min. 70%
  • succo d'agave o malto di riso o d'orzo (facoltativo)

Estratto il succo delle mele con un estrattore o centrifugatore si prende l'avanzo, che è quello che ci serve, e lo si mette in una terrina. A seconda dell'attrezzo con cui si è estratto il succo e a seconda della varietà di mela si ottiene una polpa più asciutta o più bagnata. Aggiustate eventualmente l'impasto con il succo avanzato se dovesse risultare troppo secca. Nella stessa terrina metteteci i datteri sbucciati e iniziate ad impastare il tutto con una forchetta. Volendo potete usare il frullatore, io questa volta non ho voluto perché ho eseguito l'operazione intorno alle 2 di notte. E adesso non dirmi che vuoi sapere perché mi metto a fare certe cose alle 2 di notte. Ognuno ha i suoi problemi. E poi non ci credo che nessuno abbia mai fatto un Fruotolo a notte fonda, è sicuramente una pratica diffusa e da diffondere ancora di più.

Ma torniamo a noi.

Una volta che l'impasto ha raggiunto una consistenza omogenea aggiungete le mandorle macinate. In questo caso il macinino l'ho utilizzato. Ho pensato che usare un macinino sarebbe stato comunque meglio che frantumare le mandorle in un mortaio per giunta in ottone. I vicini ringraziano mio padre e mia madre per avermi fornito almeno un neurone funzionante che sarà anche poco, ma è sempre meglio di niente!


Aggiungete anche la cannella e aggiustate col succo di mela se necessario. Se scegliete di utilizzare un dolcificante, malto o succo d'agave, mettetelo a questo punto. Si può anche pensare eventualmente di sostituire il dolcificante con delle scaglie (o farina) di cocco. Oppure fate come me, non mettete il dolcificante e scoprite un sapore meno accattivante ma più semplice.
Spremeteci dentro anche il limone, ovviamente solo se è di Sicilia, altrimenti la ricetta non si può fare.

Mischiate, sempre con la forchetta, fino ad ottenere un impasto omogeneo.

A questo punto entra in gioco la pasta di banana, bella stesa sulla schiena. A lei piace molto essere spalmata con il composto che avete appena creato nella terrina. Ma noi siamo cattivelli e non le diamo questa soddisfazione.

Prendere la stecca di cioccolato e con un coltello fare finta di tagliare delle listarelle in modo che si sbricioli tutto sulla pasta di banana. Lasciate un lato della pasta libero perché sarà necessario arrotolare il tutto. Sopra i pezzi di cioccolato sistemare il ripieno in modo omogeneo.

[Nota Degli Assaggiatori: le briciole di cioccolato sarebbero state meglio all'interno del ripieno]. Fate voi, credo sia una questione di gusti.



Prendere il lato corto della pasta che avete spalmato fino alla fine e iniziare ad arrotolare fino a creare un rotolo. Ma non un rotolo qualunque. Il Fruotolo!

E questa volta è pure albino. :)


Mettetelo in frigorifero fino a quando dovete consumarlo o poco prima. Poi rimane l'ultima cosa da fare: tagliarlo e spararvelo nel gargarozzo! ;)


Con questa ricetta DOLCE partecipo al contest Felici e Curiosi di Ravanello Curioso e Le delizie di Feli.





giovedì 13 dicembre 2012

I vaccini veterinari causano problemi ben documentabili

di Lorenzo Acerra

Buongiorno, sono Lorenzo Acerra, i gruppi di animali vaccinati sono nettamente più ammalati di animali mai vaccinati, come si spiega? Forse che i produttori di vaccini hanno cercato e usato tutta l'autorità che potevano mettere in gioco per avallare la loro ottica del guadagno? Forse che, come al solito, nel mercato del vendibile agli animali domestici finiscono/sono finiti tutto il peggio degli scarti? Forse che possiamo dare la colpa ai veterinari indottrinati da un'università e un sistema di gratifica "particolari", dove la ruota gira solo con il denaro e il consenso dei produttori di schifezze?

No, questa volta non si tratta di niente di tutto questo. Si tratta invece del fatto che il sistema immunitario degli animali è più facilmente scardinabile di quello degli esseri umani e quindi i danni sono più trasparenti e la logica dei vaccini viene immediatamente sbugiardata.

Nel 2004 stavo 12 ore al giorno al computer su MEDLINE, perché mi accorsi che potevo accedere alle pubblicazioni scientifiche online e ad un certo punto decisi che volevo capire come facesse la scienza a dire che le cavie su cui si facevano gli studi "sperimentali" avessero veramente la stessa identica malattia di cui loro stavano cercando la cura farmacologica per noi umani! La scienza creava e crea gruppi di cavie con malattie secondo i bisogni della sperimentazione farmaceutica: topi, conigli e anche cani con artriti, mal di testa, dermatiti, tiroiditi etc. Dunque come fanno ad avere questi esserini ammalati a comando? Si devono mettere ad allevarne 1000 per averne 100 di malati? Oppure ne coltivano 100 per averne 100 malati (che è economico dal punto di vista del datore di lavoro)?

È un aspetto che è stato studiato ovviamente, ma nell'ombra: esiste il tecnologo che sa che deve recapitare delle cavie ammalate. Levine nel 1975 spiegava che l'uso simultaneo di vaccino della pertosse e di adiuvante di Freund (molecole antigeniche, molte delle quali presenti nei vaccini) era moderatamente ma non consistentemente efficace nel produrre encefalomielite autoimmune. Caspary nel 1977 avanzava altre osservazioni che sembravano la prova inconfutabile del potenziale patologico dei vaccini: "La severità clinica dell'encefalomielite autoimmune nelle cavie è aumentata dal pre-trattamento con il vaccino del cimurro, del morbillo e della tubercolosi. Il vaccino per il morbillo stimola un inizio più grave della malattia. L'aggiunta della vaccinazione della rosolia porta ad una leggera forma della malattia che riappare clinicamente se si rifà uso dell'appropriato vaccino" (...!!!!).

Questa pratica del far ammalare gli animali in modo scientifico prendeva spunto da un modello teorico di malattia valutato negli anni Trenta anche grazie ai notevoli contributi di medici italiani: nelle malattie cronico-degenerative esistono elementi anticorpali che si fissano su determinati organi e che solo nel tempo, o con l'invecchiamento magari, causano una flogosi iperergica, che si riacutizza ogni qual volta vi è una successiva immissione in circolo anche di piccole quantità dei medesimi elementi anticorpali.

Dovete sapere che in molte malattie cronico-degenerative c'è una diminuzione delle funzioni Th1 e un aumento di quelle Th2, dove il primo in una metafora potrebbe essere l'accoglienza, la gestione e il processo di metabolizzazione e smaltimento del cibo, mentre Th2 non sarebbe altro che la memoria che il cervello ha di quel cibo.

L'accoglienza e la gestione dei virus e delle informazioni ambientali ha la sua sede principale nell'immunità delle mucose (il Th1), che invece con le vaccinazioni non solo viene bypassata, ma viene pesantemente bastonata e soppressa. Peccato che lo sviluppo del braccio Th2 a scapito di quello Th1 significhi ogni sorta di allergia, infiammazione cronica e malattia cronica degenerativa.

Zironi (1999) diceva che un vaccino diminuiva l'immunità mediata da linfociti (Th1) del 50%, due vaccini insieme del 70%. Sono disponibili numerosi dati che mostrano che rinite allergica, asma bronchiale allergica, dermatite atopica, rappresentano il risultato di una risposta Th2 nei confronti di antigeni ambientali innocui (allergeni).

Quando uno si aspetta danni solo dal virus allora non ha detto tutto. I vaccini fanno ammalare non solo perché i loro adiuvanti tossici disarmano il sistema genetico che previene le malattie e le infiammazioni, ma anche perché spostano l'equilibrio Th1/Th2 sempre più verso la predominanza di Th2.

Negli anni Trenta non si riusciva a capire perché la setticemia desse risultati così variabili e soprattutto solo in certi casi si rivelasse pericolosa e fatale. Una volta postosi il problema e fatte indagini sul sangue e il sistema immunitario, i vari padri della medicina clinica italiana (a Roma il prof. Cesare Frugoni, a Firenze il prof. Antonio Lunedei, a Sassari il prof. Flaviano Magrassi, a Bologna il prof. Domenico Campanacci, a Siena Albanese) arrivarono alle conclusioni che la malattia ha bisogno dello sballo del sistema immunitario nel senso Th2. Credettero in questo modello anche i famosi Virgilio Chini e Mario Lusena, per non dire poi anche i professori della Clinica di Chirurgia dell'Università di Torino Mario Donati e Ferdinando Micheli, che nel 1929 ad Acqui Terme (AL) avevano fondato il primo istituto italiano unicamente dedicato alla terapia focale delle malattie reumatiche. La situazione di predominanza di Th2 e di depressione del Th1 favorisce lo sviluppo d'infezioni virali croniche subcliniche, che poi negli anni portano antigeni al sistema e quindi il pendio delle malattie cronico-degenerative più diverse.

Questi mediatori Th2 in eccesso (per semplicità facciamo riferimento alla ben nota e verificata teoria degli immuno-complessi) colonizzerebbero gli organi target (che possiamo pensare come il punto di minor resistenza), suscitandovi nel tempo una flogosi iperergica pronta a riacutizzarsi ogni volta che c'è una esposizione tossica o un abbassamento della capacità del braccio Th1 del sistema immunitario. Ovviamente è molto complicato nello specifico seguire l'evoluzione e i tempi di latenza di questo lento ammalarsi causato dai vaccini, ma nei due mesi successivi alle vaccinazioni c'è una depressione di Th1 che dà luogo all'inizio di molte malattie.

Ora questa è una cosa che è stata comunicata da uno studio sulle vaccinazioni animali organizzato dal Canine Health Concern. Con il permesso dell'autrice, Catherine O'Driscoll, ho messo su internet il prologo del libro. Leggerete la storia di una donna che si è dedicata con grande determinazione alla ricerca e dimostrazione dei danni subiti da vaccini dai suoi amici cani. "Shock al sistema!" è una straordinaria guida che, partendo dalla dolente questione dei danni da ipervaccinazione agli animali, si addentra nel sistema industriale, economico, medico e governativo che sta alla base dell’attuale modello di prevenzione e gestione della salute per cani, gatti e cavalli.

Il prologo di "Shock al sistema" 2011: http://fintatolleranza.blogspot.de/2012/12/lindustria-dei-vaccini-rappresenta.html

La letteratura scientifica dei danni da vaccino: http://www.meteorivierapicena.net/vaccini_razioniavverse.htm


fonte: youtube.com/user/mercuriocarretta


Il mio articolo continua qui con altri esempi, sperando che quelli che si devono annoiare mi perdonino e quelli che vogliono capire preventivamente siano più numerosi di quelli che si sono risvegliati alla realtà dei fatti per una tragedia.

Levine scriveva nel 1991 che fino ad alcuni anni prima il vaccino pertossico era stato ritenuto indispensabile per creare patologie autoimmuni in cavie, mentre ora l’intensità della stimolazione immunologica poteva essere modulata in un ampio range, a seconda della scelta e combinazione di adiuvanti, vaccini e altre sostanze inoculate.

Inoculando cuccioli sani con una serie di vaccini comunemente usati sui cani, poteva verificarsi la formazione di una serie di autoanticorpi, senza che nella media a livello clinico fosse ancora possibile osservare una patologia autoimmune (Shoenfeld, 2000). Ciò è stato verificato anche dallo studio Purdue (1999).

Attraverso l’iper-immunizzazione (cioè ripetendo le vaccinazioni varie volte) poteva essere indotta in topi o conigli la manifestazione clinica dell’autoimmunità della tiroide (Kaithamana, 1999) o dei muscoli, citoplasma, miocardio (Zablocki 1966). La rassegna della letteratura medica va avanti così: «l’uso di una vaccinazione XYW può essere moderatamente ma non consistentemente efficace nel produrre encefalomielite», oppure «l’uso di vaccino YY e ZZ insieme ..».

Se c’è una condizione patologica di fondo, questa è particolarmente suscettibile di peggioramenti dopo la vaccinazione. «Segnalazioni di diversi medici, tra cui un eminente reumatologo australiano, insistono che ai pazienti colpiti da artrite infiammatoria non dovrebbe essere somministrato il vaccino antinfluenzale a causa della sua potenzialità di aggravarne le condizioni» (Australian Doctor del 18 giugno 1993).

Secondo Tarkowski (1985) «la produzione di fattore reumatoide in seguito alla vaccinazione sull’uomo rappresenta un evento fisiologico che potrebbe essere scatenato da immuno-complessi IgG eredità della vaccinazione». Studi di follow-up su umani hanno dimostrato un aumento del fattore reumatoide (immunocomplessi) a seguito di vaccinazione col tossoide del tetano (Welch 1983, Levinson 1988). Nelle parole di Procaccia (1983), che ha monitorato il fattore reumatoide ed altri autoanticorpi in giovani militari di leva in seguito alla vaccinazione antitifo e antitetanica, «i risultati rivelano una risposta autoimmune subclinica, concomitante alla sensibilizzazione specifica derivante dalla vaccinazione» (Procaccia, 1983).

Kostinov (1991) riporta che un’elevata percentuale di bambini già atopici nel periodo post-vaccinale presentano un aumento dei livelli di IgE e concomitante aggravamento della propria malattia allergica (il 17.8% dei casi!). È evidente dai dati sull’essere umano che le vaccinazioni producono un aumento della tendenza alle allergie. Relativamente a 1265 bambini nati nel 1977, l’indagine di Kemp pubblicata su Epidemiology (1997) ha messo a confronto quelli vaccinati e quelli che non lo erano stati. Le conclusioni dello studio furono che coloro che non avevano ricevuto i vaccini DTP e polio non sviluppavano asma o malattie allergiche. Tra quelli vaccinati, invece, il 23,1% ha manifestato nel tempo (10 anni fu il lasso di tempo considerato) leggeri episodi asmatici, il 22,5% ha dovuto consultare il medico rispetto a crisi di asma e il 30,0% vi è ricorso invece per la comparsa di malattie di tipo allergico.

I vaccini per uso umano sono dosati in modo che, iniettati nella cavità addominale di giovani topi, l’osservatore per un certo periodo di tempo non registri notevoli perdite di peso del topo (!!). Questa la definizione di vaccino sicuro. Questo vaccino viene somministrato ugualmente a ragazzi o bimbi piccoli, a neonati nati prematuramente o agli altri, a neonati con familiarità per reazioni allergiche o anche neonati che hanno reagito non tanto bene a precedenti iniezioni.

Pat Bradley, veterinario a Conway, USA, dice: "I problemi più comuni che ho potuto verificare essere correlati direttamente ai vaccini sono patologie della pelle quali eruzioni croniche o prurito. Vedo anche problemi comportamentali come paura o aggressione. Spesso i padroni riportano che ciò inizia subito dopo la vaccinazione e che tali sintomi si inaspriscono dopo ogni vaccinazione".

L’assenza di patologie acute non significa atossicità: Weston Price dimostrava già nel 1920 che questi animali uscivano dalle inoculazioni di vaccini normali ma indeboliti, cioè meno resistenti di quelli non vaccinati agli eventi stressori successivi in età adulta. O con prole meno resistente: “Science et vie” segnalava, nel maggio 1960, che vaccinando le cavie con tutti i vaccini allora obbligatori, un biologo aveva provocato maggiori incidenze di leucemia nella loro discendenza.

In conclusione, gli intrugli dei vaccini, inoculati, sono un sistema per piegare prima un organismo alla malattia, che di solito arriva come una bomba ad orologeria davanti ad eventi nocivi della vita. Le suscettibilità degli individui per "slatentizzarsi", ovvero iniziare il tormentato percorso, ha bisogno di intrugli tossici o equivalenti! E diventano allora: encefaliti, epilessia, intolleranze alimentari, etc. etc..

L’iperattivazione immunitaria a seguito di iniezioni di vaccini spiega anche perché resoconti delle prime epidemie nazionali di raffreddore da fieno siano stati raccolti in Inghilterra (in concomitanza con le prime campagne di vaccinazioni). Il sospetto che la predisposizione alle allergie sia data dalle vaccinazioni coincide, sin nel minimo dettaglio, a tre livelli: temporale, geografico e sociologico. Nel 1907 Sticker poté dimostrare che la pollinosi nella popolazione rurale era piuttosto rara, ma al contrario molto più frequente nella popolazione cittadina e soprattutto nei ceti privilegiati. La malattia cioè si espandeva di più dove si vaccinava di più e non dove c’era la maggior parte del polline.

Scriveva Joquelin (1955) «L’ultima vaccinazione antivaiolosa ha provocato spinte evolutive indiscutibili in tubercolotici».


Secondo Fernand Delarue anche l’antipolio poteva essere additata quale causa di affezioni dell’apparato respiratorio e ne riportava le ipotesi di studio allora disponibili (Delarue 1979).

Il tedesco Petov (1930) dimostrò, usando dati statistici, una correlazione tra aumento di pollinosi e la seconda antivaiolosa che allora veniva effettuata a 12 anni.

Scienziati giapponesi (del Dipartimento di Pediatria dell’ospedale di Tokyo) hanno prodotto un’altra ricerca in cui dimostrano che la somministrazione di vaccini DTP (difterite-tetano-pertosse) provoca nella maggior parte degli inoculati una slatentizzazione (bomba ad orologeria patologica) di reazioni allergiche e asmatiche. Lo studio su 143 bambini residenti nell’isola di Kodushima, suddivisi tra chi aveva ricevuto l’inoculazione di un vaccino DTP e chi invece non l’aveva ricevuto, è stato pubblicato sulla rivista scientifica Aerugi nel luglio del 2000. Tra i non vaccinati la percentuale di bambini che hanno in seguito sviluppato asma è stata del 2,3% e ossia significativamente inferiore alla percentuale invece di sintomi asmatici manifestatisi tra i vaccinati che è arrivata al 26,5%.

Anche per quanto riguarda la dermatite atopica si sono avuti significative differenze tra i due gruppi in quanto a tassi di incidenza. Tra i non vaccinati si è avuta dermatite atopica nel 2,3% dei casi mentre tra i vaccinati nel 18% degli stessi. La conclusione dello studio stabilisce che il vaccino DTP induce disordini atopici (anche riniti) e quindi l’insorgere o l’aggravarsi di allergie (Yoneyama 2000).

Uno studio del 1997 ha confrontato un gruppo di bambini vaccinati (difterite-tetano-pertosse + polio) con un gruppo di bambini non vaccinati: mentre i non vaccinati non avevano avuto episodi di asma, il 23,1% dei bambini vaccinati avevano sofferto di asma ed il 30% di altre patologie allergiche (Kemp, 1997). Lo stesso risulta da uno studio della durata di 10 anni del dr Julian Hopkin, su 2000 bambini.

Inoltre, secondo lo svizzero Muhlemann (1996), la vaccinazione neonatale Emophilus (Hib) fa aumentare i casi di asma ed allergie nei bambini vaccinati. Asma bronchiale e altre sindromi allergiche postvaccinazioni sono segnalate da Reizis (1987) e Goldman (1966).

Il contenuto tossico, allergizzante e immuno-tossico delle vaccinazioni non è irrilevante. La “Previdenza Malattia” della Loira Atlantica, che aveva pensato di allargare il privilegio della vaccinazione gratuita ad alcune fasce di popolazione anziana, PERCHÉ poi cambiò idea dopo la fase I, dopo aver ricevuto i risultati che riguardavano 43.000 assicurati sessantenni? Si constatò che nel periodo dopo la vaccinazione queste persone costavano più care che mai alla Sanità (fonti: “Libération” dell’ 11 ott. 1994, “L’Impazient” del giugno 1996). Per cui, davanti a dati netti, la logica e la tasca fecero loro cancellare il programma.

Una conferma di effetti nefasti sui grandi numeri ci viene dal prof. Hugh Fudenberg, leader mondiale in immunogenetica, che ci dice che, se un anziano aveva avuto cinque vaccinazione influenzali tra il 1970 e il 1980, le sue probabilità di sviluppare il morbo di Alzheimer erano 10 volte superiori rispetto al caso che egli avesse avuto una, due o nessuna vaccinazione antiinfluenzale.

Ovviamente i danni acuti si osservano con maggiore frequenza a dosi maggiori e ripetute, o quando l’organismo parte già indebolito. Conigli ipervaccinati sviluppavano autoanticorpi con affinità per diversi tessuti (muscoli, citoplasma e miocardico) e proteine esogene (Onica 1977). La stessa cosa era stata dimostrata per i polli iper-vaccinati (Luster, 1976).



Io sono qui per rivelare l'essere, per renderti consapevole. Non ti darò alcun sapere, ma conoscenza: questa è una dimensione totalmente diversa.


giovedì 6 dicembre 2012

Fruotolo e Bannoli felici e curiosi

Ripropongo queste due ricette DOLCI con cui partecipo al contest Felici e Curiosi di Ravanello Curioso e Le delizie di Feli.

Riposto qua sotto tutto il post originale senza modifiche e integrazioni, mi scuso per la pigrizia.

A dire il vero gli ingredienti per partecipare al contest ci sono al pelo, però ci sono: noci, cacao e cioccolato. Il malto non c'è ma ho utilizzato il succo d'agave (che secondo me è anche meglio).

Buon divertimento con la pasta di banana! ;)
 
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Signore e signori, bambine e bambini, giovanotte e giovanotti, questo non è un dolce crudista di ripiego. Questo è un dolce a tutti gli effetti che può competere e anche vincere (dipende sempre dai gusti poi) con i dolci tradizionali. Non l'avrei mai detto, non era questa l'intenzione né l'ambizione quando ho partorito Fruotolo, pensavo di fare qualcosa di mangiabile, abbastanza gustoso per poterlo portare da amici se invitato. E infatti è nato proprio così, dopo un veloce test di una versione prototipo non troppo convincente (si stava nascondendo il furbone per non svelare le sue vere potenzialità!), il giorno stesso che sono stato invitato da amici ho dato vita a questa creatura. E a tavola poi, anche se le nostre pance erano già belle piene, siamo rimasti folgorati da Lui.

Dopo aver detto tutte queste cavolate per suonarmela e cantarmela (anche se il merito della bontà del Fruotolo è del Fruotolo stesso, è giusto ricordarlo!)... rimando ad altro post la descrizione della sua implementazione... scherzo! :D
Non potrei farvi uno sgarro del genere. Ve lo presento punto e basta.

Cari tutti..... ecco a voi..... Fruotolo!


La base di questo dolce è la pasta di banana che ho implementato (scusate la parola molto informatica) proprio per fare un dolce. Poi il destino ha voluto che automodellandosi a sua stessa immagine e somiglianza (anche se non esisteva ancora) si è plasmato come un rotolo di frutta. Da cui Fruotolo.

La forma della pasta di banana era un rettangolo di circa 20 cm x 15 cm di lati, forse qualcosa di più ma non ci giurerei.

Quindi una volta pronta la pasta di banana è necessario fare il ripieno, i cui ingredienti sono:
  • polpa di mela
  • succo di mela e anche un po' di succo di ananas
  • uvetta ammollata in acqua una decina di minuti o più 
  • 3 datteri senza pelle (facoltativi)
  • succo d'agave
  • qualche noce a pezzettini
  • cannella
  • cacao in polvere

La polpa di mela, il succo di mela e il succo d'ananas derivano dalla estrazione con il mitico Impavido (HU100 della Hurom) dei rispettivi frutti. Alla mela conviene togliere la buccia (prima dell'estrazione del succo ovviamente). Quindi possiamo mischiare tutti gli ingredienti in una terrina, tranne i succhi e il cacao, con una forchetta o un cucchiaio. Aggiungere quindi i succhi solo nelle quantità opportune per far rinvenire un po' la polpa di mela se dovesse essere troppo asciutta.
Assaggiate questo impasto aggiustandolo ancora di cannella, succo d'agave o datteri se è povero di sapore o di dolcezza.

Stendere quindi la pasta di banana e metterci sopra uno strato di circa mezzo centimetro o qualcosa più dell'impasto. Da un lato non arrivate proprio alla fine con l'impasto, fermatevi 1 o 2 centimetri prima. Prendete quindi l'altro lato della pasta di banana, quella con l'impasto fino alla fine, e iniziate ad arrotolare su se stesso. Una volta arrotolato tutto spolveratelo con il cacao in polvere da cima a fondo e bon appétit! Magari lasciarlo prima un po' in frigorifero se desiderate.

Cheddire, il sapore di questo semplice rotolo fruttariano è stato una sorpresa sia per me che per i miei amici, ce lo siamo strafugati nel gargarozzo! Veramente ottimo!

Si possono ovviamente fare tutte le modifiche che si vogliono. Con questi ingredienti assomiglia al sapore dello Strudel, ma si può provare per esempio anche con un ripieno di vegrino (grazie Rava!), poco o per niente salato in questo caso, e pezzi di cioccolato. Cosa che ho sperimentato in un'altra occasione cercando di simulare i cannoli siciliani, soprannominati Bannoli, per via della pasta di banana. Di seguito il risultato.





Durante la preparazione della pasta di banana per i 4 Bannoli.....




e durante la preparazione del ripieno di vegrino (grazie ancora a Rava!).








Et voilà!



E anche questi si sono auto sparati nel gargarozzo, stupendi!

Sperimentate gente, sperimentate anche voi con la pasta di banana! ;)




martedì 4 dicembre 2012

Polpette di cavolfiore crudo

Torno a scrivere di ricette e sRicette con queste polpette di cavolfiore crudo. Ultimamente questa Brassica oleracea botrytis la mangio molto spesso, oserei dire quasi tutti i giorni, principalmente cruda in insalata sminuzzata con carote, pomodori secchi sott'olio, insalata verde, limone o altre verdure.
Una ricetta particolarmente buona che si può fare con il cavolfiore crudo sminuzzato fine è il cous cous crudista, col quale ci si può sbizzarrire inventando nuove composizioni ogni giorno. Un'altra ricetta che vorrei provare è il cous cous di cavolfiore crudo con verdure cotte in padella tipo caponata. Trovo che l'abbinamento curdo e cotto nei cibi sia particolarmente sfizioso.

Ma bando alle ciance! Gli ingredienti per queste polpette sono:
  • cavolfiore (3-4 fiori di media grandezza)
  • noci dell'amazzonia (una decina)
  • mandorle (una ventina)
  • aglio (dipende da quanto piace)
  • pepe nero in polvere
  • peperoncino in polvere
  • curry

Con un mixer sminuzzare il cavolfiore fino a renderlo abbastanza fine (tipo cous cous appunto) e metterlo in una marmitta da insalata. Con un macinino da caffé macinare le noci e le mandorle e mettere il composto ottenuto nella marmitta insieme al cous cous di cavolfiore. Tritare uno o due spicchi d'aglio nella marmitta e mescolare il tutto.

A questo punto il composto è pronto (un altro giorno investirò un po' più di tempo e proverò a essiccarlo un po'). Per regolarne la pastosità tenere conto che:
  • il cavolfiore più è sminuzzato fine, e più lega
  • le noci sono grasse e non mi sembra che riescano a legare benissimo col cavolfiore
  • le mandorle sono più secche e la farina che ne risulta può aiutare a legare gli altri due ingredienti


Ora si può condire come meglio si crede il composto e farne delle polpette. Io ho usato del pepe nero in polvere per una polpetta, del peperoncino per un'altra e del curry per l'ultima. Ne è risultato questo splendido piatto da nouvelle cuisine da far impallidire chiunque abbia un minimo di fame, e che giustamente potrebbe esclamare "echemmenefacciodi3polpettine?!".
Ragazzi tranquilli, l'experimento è un experimento e come tale non voleva testare la quantità ma la qualità (nemmeno questa in realtà....).


Di fatto poi preso dalla fame serale il restante composto l'ho condito e mangiato così com'era nella ciotola perché non avrei potuto aspettare che il sottoscritto finisse di fare le polpette per il sottoscritto. A tutto c'è un limite!


Ma non finisce qui!
È assolutamente necessario che Qualcuno intervenga a mettere mani a questa ricetta e a farne qualcosa di molto più professionale. Mi vengono giusto in mente un paio di nomi, vediamo quali orecchie fischieranno ;)

Altre ricette a base di cavolfiore qui.

Ok ok... mi sono fatto convincere dalla Rava a partecipare ad un contest di cucina, quindi recito la formula:

Con questa ricetta SALATA partecipo al contest Felici e Curiosi di Ravanello Curioso e Le delizie di Feli.



Quanto più Cibo passa nell'inTestino, tanti più Pensieri nascono nella Mente.
EpiNeo


venerdì 30 novembre 2012

Studio shock: le mammografie sono una bufala medica

EpiPrefazione

1) Negli ultimi anni si parla molto di cancro e non di tumore, probabile che oramai per fare paura alle persone i medici debbano usare per forza la prima parola che spesso non si nomina nemmeno, meglio dire "brutto male"... non si sa mai. Non credo però sia sempre corretto in quanto se un cancro esiste significa che vi è stato un processo tumorale in corso. Ma tumore fa poca paura, non è più di moda. Riflettiamoci.

2) Tu che stai leggendo di qualunque estrazione sociale sia, qualunque stile di vita segui, in qualunque nazione tu sia, a meno che sia esiliato su qualche monte del Tibet dove aria e acqua sono pure e cristalline (e non credo che saresti davanti ad un pc a leggere questo blog ma tutto è possibile), vivi in un mondo molto inquinato. E se il mondo è inquinato lo sei anche tu. Dentro e fuori. Difficile stabilire quanto, ma visto che sei inquinato, il tuo corpo qualche errore lo può compiere, e può generare qualche manciata di cellule tumorali. E magari lo può fare tutti i giorni, e tutte le ore..... ma la Natura è perfetta, non sbaglia mai. E perché non muori di tumore ogni giorno che passa? E perché non muori di tumore ogni ora che passa? Innanzitutto perché si muore una volta sola fisicamente e sei stai leggendo questo post credo che tu non sia morto. E perché non sei già morto? Perché la potenza e la perfezione della Natura ha fatto in modo che tu abbia un'armata, una corazzata, uno stormo, uno sciame, un branco, un'orda che ti protegge. Si chiama Sistema Immunitario e personalmente ritengo che sia la più razionale e potente manifestazione di Dio. La cellula tumorale viene semplicemente identificata e fagocitata. Se così non fosse su questo pianeta la razza umana non ci sarebbe da un pezzo..... e forse altre specie animali non sarebbero così scontente.....

3) Come fare a potenziare il Sistema Immunitario? Innanzitutto adottando uno stile di vita che eviti di depotenziarlo in quanto Lui di base è già potentissimo. Sii più naturale possibile e meno industriale possibile. In tutti i sensi (per esempio abolendo completamente e senza ripensamenti gli zuccheri industriali, andando a letto presto...). Ma cosa significa essere più naturale possibile lo devi ricercare dentro di te..... attenzione: la risposta può essere sbagliata (Quelo insegna ;)).

Buona lettura!
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DI MIKE ADAMS naturalnews.com Studio shock: Le mammografie sono una bufala medica, oltre un milione di donne americane danneggiate da “trattamenti” non necessari per tumori che non hanno mai avuto.

La mammografia è una crudele bufala medica. Come ho descritto qui su Natural News più di una volta, lo scopo principale della mammografia non è “salvare” donne dal cancro, ma reclutarle come falsi positivi per spaventarle e portarle a sottoporsi a trattamenti costosi e tossici come la chemioterapia, le radiazioni e la chirurgia.

Il “piccolo sporco segreto” dell'industria del cancro è che proprio gli stessi oncologi che terrorizzano le donne con la falsa credenza di avere un cancro sono quelli che realizzano enormi profitti vendendo loro i chemioterapici. Il conflitto di interessi e l'abbandono dell'etica nell'industria del cancro lascia senza fiato.

Ora, un nuovo studio scientifico ha confermato esattamente quello da cui ho messo in guardia i lettori per anni: la maggior parte delle donne con “diagnosi” di cancro tramite mammografia non hanno mai avuto il cancro, ed è solo l'inizio.

Il 93% delle “diagnosi precoci” non ha alcun beneficio per il paziente

Questa è la conclusione del pionieristico studio pubblicato sul New England Journal of Medicine. (1)

“Abbiamo riscontrato che l'introduzione dello screening ha portato 1,5 milioni di donne alla diagnosi di cancro alla mammella in fase iniziale” scrive il co-autore dello studio Dr. Gilbert Welch.

Ora, a prima vista questa potrebbe sembrare una buona notizia. Potreste pensare “Beh, la diagnosi precoce salva delle vite, proprio come ci hanno detto Komen e le associazioni no-profit riguardo il cancro”. Ma sbagliereste. Come scoperto dal team del Dr. Welch, virtualmente non vi è stata riduzione degli stadi terminali del cancro alla mammella a partire da tutte queste diagnosi precoci, e questo significa che alla maggior parte delle donne a cui è stato detto di avere il cancro alla mammella dopo una mammografia è stato mentito.

Così continua il dottore
“Abbiamo scoperto che ci sono state solo 0,1 milioni di donne in meno con una diagnosi di cancro alla mammella in fase terminale. La discrepanza significa che c'è stata molta diagnosi inutile ed esagerata: a più di un milione di donne è stato detto di avere un cancro in fase iniziale –molte delle quali hanno subito chirurgia, chemioterapia o radiazioni per un cancro che non le avrebbe mai fatte stare male. Anche se è impossibile sapere chi siano queste donne, il danno è evidente e serio".

Si, lo è. Infatti, se fate il calcolo, 0,1 milioni di donne in meno con un cancro in fase terminale rispetto ad 1,5 milioni di diagnosi precoci significa che si ha avuto un falso positivo nel 93% dei casi; questo significa che non si sarebbe in ogni caso arrivati alla fase di cancro terminale.
 
Chemioterapia, radiazioni e chirurgia oncologica sono in gran parte bufale

Secondo quanto detto dagli scienziati, “il cancro alla mammella è stato over-diagnosticato (cioè sono stati trovati tumori in fase di screening ma questi non avrebbero mai portato a sintomi clinici) in almeno 1,3 milioni di donne americane negli ultimi 30 anni.”

Gli oncologi di queste donne hanno mentito: “se non acconsentite al trattamento, morirete entro sei mesi” (o due anni, o qualsiasi tipo di scansione fraudolenta essi usino).

Sotto la minaccia di questa paura, la maggior parte delle donne si piegava e acconsentiva a iniziare il trattamento – spesso nello stesso giorno della falsa diagnosi. Questo cosiddetto trattamento consiste in una iniezione di sostanze chimiche mortali che fanno la fortuna degli oncologi che le vendono ai loro stessi pazienti. Si, è così: le cliniche oncologiche e i centri di trattamento del cancro fanno profitti enormi sui chemioterapici che vendono ai loro pazienti – gli stessi pazienti che spaventano e dirigono verso il trattamento con mammografie falsamente positive.

Ignorando il quasi totale fallimento della mammografia da un punto di vista scientifico, la propaganda continua a spingere verso questa tecnica in maniera assordante. Come il Dr. Welch spiega in questo articolo del New York Times (2):
“Nessun altro test clinico è stato tanto pubblicizzato come la mammografia – gli sforzi sono andati oltre la persuasione e sono arrivati alla coercizione. E chi la proponeva ha usato le più fuorvianti statistiche di screening a disposizione: i tassi di sopravvivenza. Una recente campagna Komen esemplifica questo aspetto: in breve, dite a chiunque che ha il cancro, e i tassi di sopravvivenza aumenteranno a dismisura.”

Komen for the cure, ovviamente, è stata scoperta a mentire sui presunti “benefici” della mammografia (3). Il loro trucco statistico frega la maggior parte delle donne, tristemente, e le convince a subire chemioterapie tossiche per un cancro alla mammella che non hanno mai avuto.
 
Lo starnazzare dell'oncologia moderna

Quando le donne iniziano una chemioterapia per un cancro che non hanno iniziano anche a sperimentare quello che gli oncologi chiamano “sintomi del cancro”. I capelli cadono. L'appetito scompare. I muscoli si atrofizzano. Diventano deboli, confuse e cronicamente stanche. Il dottore del cancro dice poi loro “devi essere forte per sopportare tutto questo mentre le medicine fanno effetto”

Pure chiacchiere! Potreste fare meglio invocando il voodoo o semplicemente sperando di guarire. Perché tutto quel che gira attorno all'esperienza del cancro nella medicina moderna –la diagnosi, il trattamento, le autorità sanitarie-- è maliziosamente fabbricato per generare un profitto all'industria del cancro.
 
“Migliori” tecnologie portano a più falsi positivi

Non c'è miglior esempio delle chiacchiere della medicina moderna che quello dell'industria del cancro. Armato con le ancora-più-precise macchine per la mammografia, il tasso di falsi positivi ha sfondato il soffitto.

Come il Dr. Welch scrive sul New York Times (4):

Sei anni fa, un follow up a lungo termine di un trial randomizzato mostrò come un quarto dei tumori riscontrati con lo screening fosse un caso di over-diagnosi. Questo studio rifletteva le potenzialità dei macchinari degli anni 80. I nuovi macchinari digitali riscontrano molte più anormalità e le stime dell'over-diagnosi sono salite compatibilmente: ora siamo probabilmentee tra un terzo e metà dei tumori diagnosticati con questa metodica.

Capito la storia? Molte delle diagnosi di cancro da mammografia sono false. Ma sono un'ottima tecnica di terrorismo per trovare donne-adepte a quello che può solo che esser chiamato “culto del cancro” dove vengono manipolate fino ad auto avvelenarsi con le medicine. Verranno più tardi chiamate “sopravvissute al cancro”, se il veleno non riuscirà ad ucciderle.

Queste sopravvissute al cancro, ovviamente, sono vittime di un malizioso culto medico che io chiamo “culto di Komen”. In quasi tutti i casi non è stato il cancro ad ucciderle, ma il trattamento!
 
Il culto di Komen

Le persone di oggi storcono il naso al suicidio di massa del 1978 del culto di Jim Jones pensando “come è possibile che i membri siano stati tanto stupidi da avvelenarsi a morte da soli?”

Guardatevi attorno gente, perché l'industria del cancro ha preso la stessa formula di quel culto e l'ha moltiplicata per un milione. Il “culto di Komen” è una versione moderna del culto suicida di Jim Jones. Si tratta di un culto dove le persone “credono” nella promessa di salvezza di un indottrinamento chimico ma che in realtà si vedono dare morte, dolore, sofferenza e umiliazione. (Molti chirurghi oncologici hanno letteralmente amputato mammelle a seguito di diagnosi falsamente positive, sfigurando quelle donne per il resto della vita)

Una delle caratteristiche chiave di questo culto è l'adorazione dell'auto-mutilazione. Non si tratta solo di donne che vengono manipolate fino a farsi amputare le mammelle dai chirurghi; si tratta anche di donne manipolate fino a farsi iniettare veleni mortali che distruggono i loro reni, i loro fegati e i loro cervelli. L'effetto collaterale numero 1 della chemioterapia, peraltro, è il cancro.

Come ogni culto, quello dell'industria del cancro spinge su una propaganda carica di contenuto emotivo e su simboli potenti (i fiocchi rosa). Milioni di donne vengono innocentemente intrappolate in manifestazioni e raccolte fondi, apparentemente senza indizio del fatto che la maggior parte dei soldi per le “cure” finisce col pagare altre mammografie e quindi altre false diagnosi che costringeranno ancora più donne a cadere nel racket.

Così, le stesse donne che partecipano alle raccolte fondi in questi eventi promossi dal culto dei fiocchi rosa, stanno partecipando a pagare le macchine per le mammografie che recluteranno altre donne nello stesso culto tramite diagnosi inutili seguite da “campagne di paura e terrore” portate avanti dagli oncologi. Quel che oggi l'industria del cancro sta facendo è, senza mezze misure, un crimine contro le donne. Si tratta anche di una forma di mutilazione culturale nei confronti delle donne, più o meno come abbiamo visto con gli Aztechi, i Maya e varie culture africane durante il corso della storia.

Il culto di Komen è un'operazione criminale? Quasi certamente. Su base scientifica? Neanche per sogno. Non esiste nulla di scientifico nella moderna industria del cancro se non la scientifica manipolazione delle paure e delle emozioni femminili. Quel che manca a Komen e all'industria in campo etico, scientifico o dei fatti viene ampiamente bilanciato dalle tattiche di influenzamento linguistico, di coercizione e di delibera menzogna sui benefici della mammografia.

L'industria del cancro non è un business della cura del cancro, in fin dei conti; di fatto è il business della propaganda del culto del cancro. Come spiega il Dr.Welch:

“I sostenitori dello screening incoraggiano il pubblico a credere in due cose false e conosciute come tali. Primo, che ogni donna che ha avuto il cancro diagnosticato con una mammografia ha avuto la sua vita salvata (pensate a quelle T-shirt con scritto “La mammografia salva le vite. Io ne sono la prova”). La verità è che queste “sopravvissute” sono molto più probabilmente vittime di over-diagnosi.

Così, tutte quelle donne che marciano indossando le T-Shirt rosa che dicono “la mammografia salva la vita” stanno in realtà dichiarandosi come vittime incoscienti di una campagna scientifica mirata alle donne e tesa a spaventarle e portarle verso trattamenti che non necessitano e che le mutileranno con farmaci tossici o bisturi chirurgici.

Se quelle magliette dicessero la verità, dovrebbero dire “Sono sopravvissuta all'industria del cancro”

La grande domanda in tutto questo, ovviamente, è: per quanto tempo la cultura occidentale continuerà a vivere sotto l'influenza del culto di Komen? Quanti altri milioni di donne dovranno sacrificarsi sotto le chiacchiere della mammografia e la truffa dell'oncologia moderna?

Ma soprattutto, perché le famiglie consentono alle loro madri, figlie, zie e nonne di essere avvelenate e mutilate proprio davanti ai loro occhi standosene sedute ascoltando le finte autorità mediche che di fatto praticano nulla più che chiacchiere?
 
L'oncologia moderna è il medioevo della medicina occidentale

Verrà il giorno, come ho predetto più volte, in cui la moderna pratica della chemioterapia verrà relegata nei libri di storia come malasanità insieme al respirare vapori di mercurio o al rimuovere chirurgicamente organi del corpo per curare malattie psichiatriche. Fino a quel giorno, un numero incalcolabile di donne innocenti verrà ingannato e portato alla mutilazione, all'intossicazione chimica e alle radiazioni da dottori malvagi che francamente non si interessano minimamente di quante donne mutilano o uccidono fintanto che questo viene loro rimborsato.

Questa è la verità sull'industria del cancro che non sentirete da Komen (ne da qualsiasi altro adepto del culto del fiocco rosa)
La conclusione dagli autori dello studio

Nonostante il sostanziale incremento delle diagnosi di cancro alla mammella in fase iniziale, lo screening mammografico ha solo marginalmente ridotto il numero di donne che si presentano con un cancro avanzato. Anche se non è chiaro quali fossero le donne realmente affette, questo squilibrio suggerisce una sostanziale over-diagnosi in circa un terzo delle nuove diagnosi e che lo screening ha, nella migliore delle ipotesi, solo un minimo effetto sui tassi di morte da carcinoma alla mammella.

Mike Adams
Fonte: www.naturalnews.com

27.11.2012

Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di SEBASTIANO SENO


Incidenza tumori tra coloro che non mangiano proteine animali

Una ricerca effettuata su persone Avventiste che seguono diversi stili alimentari conferma che meno proteine animali si mangiano più il rischio di cancro diminuisce.

Tutti i se e le puntualizzazioni su quanto questa ricerca possa essere considerata scientificamente rilevante la lascio all'articolo stesso, che mi sembra molto equilibrato nei modi e nelle conclusioni. Sottolineo solo il fatto che può essere considerata una ricerca di parte visto che è stata effettuata dalla Loma Linda University che è un'istituzione della Chiesa Avventista.

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(fonte: http://www.comedonchisciotte.org/site/modules.php?name=News&file=article&sid=11142)


DI CARLO MARTINI
ComeDonChisciotte

AGGIORNAMENTO: Oltre ad alcune modifiche minori, è stato aggiunto link alla versione integrale del testo, ed una nota sulla Loma Linda University rispetto all'accusa di "bias".

La pubblicazione che il movimento vegetariano e i suoi detrattori attendevano da decenni è finalmente arrivata: dati concreti, oggettivi e significativi sull'incidenza dei tumori tra i vegan.

L'articolo scientifico (qui la versione integrale) è stato curato da un team di ricercatori della Loma Linda University, e pubblicato su Cancer Epidemiology, Biomarkers & Prevention, rivista dell'American Association for Cancer Research, co-sponsorizzata dall'American Society of Preventive Oncology.

Tra i 69.120 Avventisti che vanno a comporre lo Adventist Health Study 2 (uno dei più grandi studi di popolazione di sempre), dopo aver distinto e comparato onnivori, latto-ovo-vegetariani, "pesco-vegetariani", "semi-vegetariani" e vegan, questi ultimi sono risultati l'unico gruppo tra questi con una ridotta incidenza complessiva di tumori, indipendentemente dal genere sessuale, ma in particolare per i tumori femminili (ginecologici e della mammella), anche dopo la miriade di aggiustamenti statistici prodotti sui dati (etnia, storia familiare di tumori, livello educativo, abitudini di fumo, consumo di alcool, età al menarca, gravidanze, allattamento, uso di contracettivi orali, terapia ormonale sostitutiva e menopausa).

Questi risultati sono di enorme rilevanza per la salute pubblica internazionale se consideriamo che gli Avventisti (indipendentemente dal modello alimentare seguito) sono già di per sè un gruppo sociale a basso rischio di tumori rispetto alla popolazione generale e che la pubblicazione arriva a solo 4 anni dall'inizio dello studio, quando per rilevare a fondo l'incidenza dei tumori sono spesso necessari anche decenni prima di avere campioni significativi.

La protezione per i tumori della dieta vegan va ad aggiungersi a quella per obesità, diabete mellito di tipo 2, iper-tensione, diverticolite e cataratta già emersa negli ultimi anni.

Manco a dirlo, come risulta da una ricerca su Google News, la vergognosa stampa italiana, ivi compresa quella della cosiddetta "divulgazione scientifica", non ha pubblicato una sola riga sulla questione, in modo da non rendere nemmeno necessaria la pronta smentita di Calabrese, Ghiselli e il sedicente Istituto Nazionale per la Ricerca sugli Alimenti e la Nutrizione, nella cui home-page campeggia attualmente un bello spot ai salumi italiani.

Oggigiorno, a questa "civiltà" urbana e alla sua violenza fagocitatrice verso umani, altri animali e gli ecosistemi stessi, ci si può ancora ribellare avendo l'unica forza delle proprie scelte quotidiane: la scienza epidemiologica ci indica una possibile via.

Carlo Martini
www.comedonchisciotte.org
28.11.2012

NOTA (29.11.2012):
È indubbiamente vero - come fatto notare da alcuni commentatori - che la Loma Linda University è un'istituzione della Chiesa Avventista, ma - come si può leggere nelle pagine della Seventh-day Adventist Dietetic Association - la congregazione NON supporta la dieta vegan, bensì quella latto-ovo-vegetariana.

Facciamo anche notare che i casi di tumore sono stati documentati dai registri oncologici dei singoli stati americani e che lo studio non è frutto della sola Loma Linda, visto che i finanziamenti vengono anche da alcune delle più importanti istituzioni al mondo per la ricerca in ambito biomedico-nutrizionale (National Institutes of Health, U.S. Department of Agriculture e - soprattutto - World Cancer Research Fund), che considerano questo studio come parte dei loro stessi progetti di ricerca

lunedì 26 novembre 2012

Alimenti cotti e pancreas



Nel 1940 il Dr. Howell si pose la seguente domanda: "Le malattie degenerative croniche sono imputabili ad una grave carenza enzimatica?". Per dare una risposta a tale quesito, egli trascorse il resto della propria esistenza a reperire e documentare materiale clinico in tutto il mondo, concludendo infine con un deciso "Sì!" Egli scrisse due libri sul lavoro di tutta la sua vita: Food Enzymes for Health (La salute con gli enzimi dagli alimenti), Longevity (Longevità) ed Enzyme Nutrition (Nutrizione enzimatica), le cui pagine contengono alcune delle più importanti rivelazioni su enzimi, nutrizione e fisiologia.

Il Dr. Howell notava che tutti i mammiferi dispongono di uno stomaco predigestivo, che definì "stomaco dell'enzima alimentare". Negli esseri umani esso corrisponde alla sezione superiore dello stomaco, il Fundus o porzione cardiaca, dove gli enzimi presenti negli alimenti crudi predigeriscono quanto è stato ingerito; gli enzimi secreti dalle ghiandole salivari e da altre ghiandole predigeriscono analogamente parte del cibo cotto consumato.

Ad ogni modo, quando si mangiano alimenti cotti, gli enzimi deputati a digerirli vengono prodotti da altri organi, processo che determina un costante drenaggio di enzimi dal Sistema Immunitario e da altri organi; quando tutto questo si verifica nell'arco di un'intera esistenza, gli organi deperiscono e vengono sopraffatti dalla "malattia".

Howell prendeva in esame l'ipertrofia degli organi, notando che qualsiasi organo o ghiandola produce una maggiore quantità di cellule, aumentando così di dimensioni, poiché gli stimoli a cui è sottoposto ne eccedono le capacità operative; in particolare egli scoprì che, in rapporto al peso corporeo, il pancreas umano era 2-3 volte più pesante e grande rispetto a quello degli altri mammiferi, attribuendo la causa di tale caratteristica al consumo di un'eccessiva quantità di alimenti cotti.

Quando gli enzimi adibiti alla digestione non sono presenti nello stomaco il cibo passa nel duodeno, porzione superiore dell'intestino tenue, nel quale gli enzimi secreti dal pancreas digeriscono il cibo stesso; questo è quanto viene comunemente insegnato nelle scuole di medicina.

E se invece il pancreas non fosse preposto ad essere il principale organo digestivo produttore di enzimi? E se il processo digestivo fosse destinato ad espletarsi nello stomaco, con alimenti ricchi di enzimi?

Il Dr. Howell citava studi indicanti che le cose stavano proprio in questi termini. Dal momento che il cibo non viene digerito nello stomaco, come predisposto da Madre Natura, il fardello viene scaricato sul pancreas, determinandone l'ipertrofia; se tale situazione si protrae per un periodo prolungato può provocare pancreatite ed altre affezioni più gravi.

Nel contesto delle funzioni del sistema immunitario, le proteine sono l'elemento nutritivo più essenziale; da esse dipendono i globuli bianchi, i complementi cellulari e molti altri aspetti di tale sistema. Gli enzimi stessi sono composti da proteine e minerali; inoltre il Dr. Howell ci rammenta di questa "energia vitale" insita in essi.

Queste microscopiche entità da cui dipendiamo hanno un qualcosa di natura quasi misteriosa. Vari globuli bianchi utilizzano gli enzimi per digerire, letteralmente, quello in cui si imbattono all'inteno del nostro organismo; questi processi sono noti come pinocitosi e fagocitosi.

Dopo aver fagocitato un allergene o agente patogeno nocivo, i globuli bianchi secernono enzimi che lo distruggono e lo digeriscono; se la maggior parte degli enzimi del sistema immunitario vengono dirottati a digerire il cibo, com'è possibile preservare integre le funzioni del sistema immunitario?

La medicina attuale constata le carenze enzimatiche, ma non riesce a metterle in relazione con la malattia effettiva. Al giorno d'oggi i medici, guidati dalla preparazione professionale impartita loro in Scuole pregiudizialmente orientate verso farmaci, chirurgia, radiazioni e le recentissime biotecnologie e nano-tecnologie, sono lontanissimi dal comprendere il reale processo in base al quale l'organismo può conseguire uno stato di squilibrio.


martedì 20 novembre 2012

La grande fuga dagli psicofarmaci

di Lorenzo Acerra

Smettere gli psicofarmaci? Benvenuti all'inferno!

Nelle persone con disabilitanti emicranie cui sono stati prescritti i triptani è stato documentato il fenomeno farmaco-indotto dell'aumento in frequenza degli attacchi. La presenza di triptani nel cervello da una parte seda le emicranie se si raggiunge una concentrazione critica durante l'attacco, e dall'altra produce cambi di attività di certe sostanze nel cervello che predispongono i recettori a crisi sempre più frequenti e gravi (Tepper, Cleveland Clinic Journal of Medicine April 2010). È stato dimostrato che i triptani creano una dipendenza chimica del cervello per cui smettere di usarli diventa proibitivo.

Questo effetto è stato notato anche per i noti anti-depressivi e ansiolitici "inibitori di SSRI" (Zoloft, Paxil,etc.). Lo scopo della loro somministrazione è di bloccare il recettore della serotonina, ma clinicamente si è notato che le dosi iniziali iniziano a non funzionare più per cui devono essere portate nel tempo sempre più in alto per poter continuare ad avere effetti. Ebbene, quando si è iniziata la loro somministrazione anche per condizioni fisiche diverse dai disturbi dell'umore (per es. incontinenza, mal di testa, etc.) si è visto che essi causavano depressione e ansia. Anche qui dunque, i farmaci prescritti dai neurologi sono in grado di produrre gli stessi effetti per cui vengono invocati come cura. Anche qui causano crisi di astinenza nel momento della dismissione. Chi ha preso psicofarmaci non può smettere, incalzato dall'inferno della sindrome da dismissione. A denunciarlo non è il naturopata di turno, ma addirittura un'ampia banca dati di pubblicazioni su riviste scientifiche (http://socialaudit.org.uk/425ssritable.htm#Agelink). Qui ci sono alcune storie cliniche online tra quelle pubblicate (http://users.rcn.com/robertwol7/Antidep%20WD%20Rxns%20AFP%208-97.pdf ).

I farmaci psichiatrici, come le droghe pesanti, danno dipendenza chimica. Smettere significa andare incontro ad una crisi d'astinenza con sintomi fisici e anche mentali che sono 10 volte più intensi di qualsiasi disturbo sperimentato dai pazienti prima dell'assunzione dello psicofarmaco.

Gli psicofarmaci gradualmente nel tempo alterano la chimica del cervello, lasciandotelo scoprire quando vuoi smettere. Anni fa negli Stati Uniti, quando ancora gli psichiatri facevano la valutazione che la colpa della sindrome dismissiva era tua, che eri matto, che dovevi rimanere a vita con gli psicofarmaci, se non addirittura raddoppiare la dose, è nato un gruppo di supporto basato su internet, www.paxilprogress.org, per quelle persone che avevano bisogno di aggirare meglio la sindrome da interruzione chimica degli psicofarmaci.
Vediamo questo drammatico scambio di punti di vista tra Viola e Pietro Bisanti sul sito web di quest'ultimo (http://pietrobisanti.blogspot.de/2011/10/quando-il-malato-e-convinto-di-stare.html:

>>> Svegliati Pietro! Sono vegan da 20 anni. So perfettamente cosa significa avere un corpo sanissimo con l'alimentazione! Ma quando un anno fa ho provato a scalare i farmaci sono piombata in una depressione che nemmeno immagini, spero che tu sappia cosa significa, almeno. Io alla mia chimica non rinuncio, mi ha salvato la vita. Capisco quelli che non ne hanno bisogno ma io ho una MALATTIA ben documentata e studiata. Lascia perdere i tossicodipendenti per favore. Tu credi di aiutare così ma in realtà metti in crisi le persone malate. Fidati! Viola

>>> Cara Viola, purtroppo quella che vive nel torpore, e di tipo chimico, sei proprio tu. La tua testimonianza purtroppo è pericolosa, perché rafforzi l'idea che la dismissione da psicofarmaco riveli una condizione psichiatrica alterata della persona che la subisce, mentre invece rivela nient'altro che la devastazione chimica del cervello ad opera dei farmaci e quindi una crisi di astinenza da dismissione. Se tu dici che hai provato a scalare qualche anno fa significa che sono ANNI che assumi psicofarmaci. Ma non ti dovevano curare? Quanto dura una cura, tutta la vita? E allora che cura è? 

CHI HA RAGIONE? Pietro o Viola? Secondo me ho ragione io. Nessuno nega l'influenza degli eventi della vita e magari l'interpretazione negativa o sbagliata che noi possiamo darvi. Ma ci sono anche cause fisiche dei disturbi dell'umore. Uno psicologo del Veneto che mi ha conosciuto grazie al libro Denti tossici, oltre a guarire lui stesso da depressione e mal di testa, sta sperimentando queste cose da dieci anni con i suoi pazienti. Ci sono pazienti con carenze di magnesio, celiaci non diagnosticati, persone con denti del giudizio impattati che diventano un centro d'irritazione cronico per il sistema nervoso, infezioni dentali prevalentemente di vecchi denti devitalizzati (asintomatici), persone con disturbi dell'umore causati dall'alimentazione, dallo zucchero bianco e dall'amalgama dentale.
Se il contestatore della medicalizzazione non ne sa niente, è lui forse l'ultima persona che può dire di avere ragione.

Procuste, figlio di Nettuno invitava stanchi viaggiatori a soggiornare nel suo locale di ristoro, però rompendo le loro ossa in modo che potessero avere una lunghezza e una larghezza adeguata ai letti che lui aveva a disposizione.
Ebbene qui è Procuste sia colui che vuole guarire i disturbi dell'umore con sostanze chimiche artificiali che portano profitti all'industria farmaceutica e sia chi vuole dimostrare che guarire la persona significa semplicemente toglierle le pillole.

Le idee non mancano per pianificare la grande fuga dagli psicofarmaci. Prima di avviarsi sul percorso dove senz'altro dobbiamo aggirare la crisi, bisognerà far crescere il Progresso Informativo Lordo personale, informandosi sui possibili problemi metabolici e probabili fonti di tossicità:
  1. utilità del magnesio: Magnesio di Lorenzo Acerra
  2. utilità della vitamina C: Additivi alimentari di ARPC e Alberto Mondini
  3. tossicità dei focus dentali: Malattie inspiegabili legate ai denti del giudizio? di Lorenzo Acerra
  4. tossicità del mercurio dentale: Letteratura medica: AMALGAMA e DISTURBI DELL'UMORE di Lorenzo Acerra
  5. il mal di glutine: Il mal di glutine di Lorenzo Acerra

Il supporto peer-to-peer di www.paxilprogress.org significa che non addetti ai lavori, che hanno imparato sulla propria pelle le mille sfaccettature della crisi chimica collegata alla riduzione di dose di questi farmaci, si relazionano con aspiranti addio-farmaci neofiti. In Italia un equivalente potrebbe essere il sito http://www.aerrepici.org/forum/ dove trovi pazienti super-informati che ti parlano della medicina ortomolecolare e un'alimentazione quanto più possibile crudista che nel loro caso ha funzionato. Su paxilprogress.org ho trovato consigli simili:
  • 2 grammi di vitamina C mi risolvevano il problema di svegliarmi con scariche elettriche nel corpo (uno degli effetti della sindrome di discontinuazione;
  • l'unica cosa che mi ha aiutato era mangiare quanto più possibile "pulito", frutta e verdura crude;
  • il cloruro di magnesio è un grosso supporto naturale per il sistema nervoso;
  • l'avvelenamento da mercurio dentale ha contribuito grandemente ai disagi per cui sono stata medicalizzata.

E naturalmente sul sito paxilprogress.org (solo in inglese) verrete seguiti sulla modalità più efficace della discontinuazione. Scrive Darcy Baxton: "L'interruzione chimica di questi farmaci è una cosa inimmaginabile, se non la vedete di persona non sapete di cosa si tratta. I sintomi lasciati dall'uso del Paxil durarono un anno, prima di poter dire di essere tornato ad essere sè stesso e non avere più disturbi del sonno di ogni tipo. Capita a molti pazienti di avere una crisi di astinenza così lunga. Per evitare i crash abbiamo visto che la discontinuazione con step del 10% ogni 3 o 4 settimane va molto molto meglio. Ci si mette un'eternità per tirarsi fuori, ma i successi sono praticamente universali."

Io qui vorrei sottolineare quattro esperienze, quattro persone che in questo percorso ad ostacoli si sono distinte.

1) http://de.scribd.com/doc/114018713/Dismissione-Da-Psicofarmaci-Marcello-Gambetti
Storico promotore delle comunità on-line di 'bipolari' ha fondato nel 2006 la prima lista di discussione Italiana su Yahoo-groups che ha ospitato negli anni circa 500 pazienti. Nel 2008 ha creato ed è amministratore del sito bipolari.it. Segue altresì le esperienze di altrettanti pazienti sparsi nei vari gruppi tematici. Nei 6 anni di attività 'on line' ha seguito circa 3000 casi di bipolarismo e depressione in italia, Usa, Regno Unito e Germania.
Oggi ha compreso che il suo contributo potrebbe essere di valido aiuto per quanti continuano a soffrire, nonostante le cure sia di tipo tradizionale che olistico.

2) http://de.scribd.com/doc/114019716/Disturbi-Caratteriali-Causati-Dai-Denti

3) http://www.nopazzia.it/DocItaliani/ritorno_alla_vita-annafiori.html 
Ritorno alla vita esperienza personale di dismissione farmaci, di Anna Fiori.

4) www.viveresenzapsicofarmaci.it
Trattasi di una struttura pubblica di Roma, in cui la dottoressa Vincenza Palmieri ha organizzato un programma per smettere gli psicofarmaci seguiti dal Servizio Sanitario Nazionale.

In questo video ci sono esperienze e testimonianze americane (sottotitoli in italiano):


fonte: youtube.com/user/mercuriocarretta


Segnalo anche il video di seguito dell'Istituto Nazionale di Pedagogia Familiare e il sito viveresenzapsicofarmaci.it di cui riporto un paio di pensieri:
Riteniamo che la “pillola della felicità” sia un grosso imbroglio ai danni della Libertà e del Rispetto degli Esseri Umani. E soprattutto sia parte di un grande business internazionale. Da qualche parte, qualcuno, e non nascostamente, sta individuando, nei bambini, un nuovo target per allargare il proprio mercato farmacologico. (leggi tutto in home page di viveresenzapsicofarmaci.it)
Il programma è consigliato a chi DESIDERA ESSERE AIUTATO a SMETTERE ma anche a chi si può trovare in una di queste condizioni sottoelencate e pensa di aver bisogno di un trattamento con psicofarmaci per risolvere tale situazione.
Ricorda che assumere  farmaci psicotropi significa soffocare, reprimere, annullare ogni capacità esistente ed ogni energia attivabile per potercela fare, davvero. (approfondisci qui)


fonte: youtube.com/user/IstNazPedFam

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