Articolo del 26 giugno 2010 di
Aldo Ferrara Massari, docente di medicina all'Università di Siena.
Alcuni lettori chiedono se sia opportuna una politica delle
vaccinazioni. Io rispondo: dipende quali ed in qual modo si fanno. Con l’acqua ed i vaccini, abbiamo eradicato nel
Terzo Mondo gran parte delle malattie infettive che hanno seminato
morti infantili. Vero! Ma se le condizioni locali obbligano alle vaccinazioni di massa, in Italia questo
problema non c’è. Piuttosto bisogna verificare se alcune vaccinazioni d’obbligo, quelle per il
morbillo e la
rosolia, non siano più portatrici di rischio rispetto le loro stesse malattie che noi tutti, della
generazioni post-bellica, abbiamo superato perfettamente. Io ho contratto il morbillo a 7 anni, la parotite a 9 eppure ho avuto tre figli, ho
dribblato le malattie infantili senza vaccini e sono qui che scrivo.
Purtroppo, dirà qualcuno!
Il vero problema è che: a) le indicazioni
al vaccino non le dà il Medico Curante ma
il TG con i bombardamenti mediatici di massa. L’altro problema (b)
è che il medico curante trascura, quando chiamato, se chiamato e
soprattutto se ci va, di chiedere al paziente, alla mamma del
piccolo vaccinando o a chi deve eseguire il vaccino, se ha avuto
pregresse patologie virali nei 25 giorni
antecedenti, se ha avuto febbre di qualsivoglia natura
(dall’influenza al granuloma dentario) o se ha preso farmaci
immunosoppressori come il cortisone.
Il terzo problema (c) è l’autocura:
si va dal farmacista e si chiede il vaccino e quello te lo dà senza
prescrizione. Io chiesi all’ex Ministro Sirchia di
diramare una Circolare Ministeriale (diramata devo dire) per
obbligare il farmacista al rispetto delle ricetta.
Il quarto problema (d) è che le pressioni dell’Industria
sono così invadenti e virulente ( è il caso) da imporre
agli Organi Ministeriali campagne devastanti come
quelle della Febbre Suina. Conclusione di questa: abbiamo speso 200
milioni in comunicazione pubblicitaria (web, Tv,
Radio e cartacea) del tutto inutile e 400 milioni
per 24.000.000 di dosi vaccinali di cui sono state utilizzate solo
700.000 unità. E le restanti 23.700.000? Tutta Roba da Terzo
Mondo dove sarà indirizzata. Ottimo, aiutiamo l’Africa
ma almeno ditecelo!
LE SINDROMI DA SQUILIBRIO IMMUNITARIO
POST VACCINALE
La trattazione sullo squilibrio
immunitario da Vaccino è specifica e tediosa e ve la risparmio, però
si sappia che il vaccino è un farmaco è non
indenne da effetti indesiderati. Le interferenze che
ogni vaccinazione determina al livello immunitario obbliga ad una
condotta sanitaria di analisi clinica anziché di
inclusione ubiquitaria. Ciò vuol dire che per ogni vaccinazione è
d’obbligo la valutazione clinica del soggetto,
caso per caso e non la indiscriminata distribuzione
longitudinale del prodotto vaccinico, qual’esso sia.
Il sistema immunitario ha due
funzioni separate e in equilibrio tra di loro, T1 e T2. Con T1 è
indicata l’immunità cellulare, primaria difesa
contro funghi, virus e protozoi; con T2 è indicata
l’immunità sierologica (IgE, IgM, IgG), che produce anticorpi
specifici. T1 è il processo di eliminazione diretti degli
agenti aggressori.T2 rappresenta l’immunità funzionale ed il
riconoscimento immunologico. Alla base di ogni
problema immunologico c’è uno squilibrio tra le funzioni
T1 e T2.
Un vaccino diminuisce l’immunità
mediata da linfociti (T1) del 50%, due vaccini insieme del 70%. Ormai
sono una norma 3 vaccini nella stessa iniezione, il tutto ripetuto in
tre dosi successive a distanza di qualche mese. I
vaccini riducono il numero di globuli bianchi, la
vitalità dei linfociti, la segmentazione dei neutrofili.
Il livello di produzione delle IgE è sotto lo stretto controllo dei
linfociti T2. Lo squilibrio verso T2 è un fattore predisponente alle
allergie (raffreddori, asma, rash cutanei, etc..).
Nella vita odierna il condizionamento ambientale massivo dà luogo
all’incremento esponenziale delle forme allergiche tra cui rinite
allergica, asma bronchiale allergico, dermatite
atopica, che rappresentano il risultato di una risposta T2
nei confronti di antigeni ambientali innocui (allergeni).
- I vaccini contengono sostanze chimiche
(formaldeide) e metalli tossici (mercurio e
alluminio) che hanno un forte effetto di depressione immunitaria (T1,
ridotto numero di macrofagi). Il mercurio è il più
allergizzante dei metalli insieme al nichel (T2,
iperattività IgE, IgM).
- I vaccini contengono tessuti e materiale DNA/RNA
di altri animali, che hanno l’effetto di deprimere
il sistema immunitario attraverso un meccanismo di rigetto
dell’organismo di cellule estranee.
- I vaccini alterano il rapporto di linfociti
T helper/ linfociti soppressori. Tale parametro è un
indicatore chiave del grado di funzionalità del
sistema immunitario.
- I vaccini alterano l’attività metabolica di
polimorfonucleari (NPM),utili nella difesa
dell’organismo contro batteri e virus e riducono la loro capacità
fagocitante.
- I vaccini sopprimono la nostra immunità non solo
sovraccaricando l’organismo con mercurio ed altro
materiale estraneo, ma anche introducendo virus attenuati e patogeni.
Mentre le tossine nei vaccini rallentano il sistema immunitario,
i virus si instaurano e mutano predisponendosi ad un nuovo stato
infettivo.
- I vaccini impoveriscono il
nostro organismo di elementi essenziali per la vitalità immunitaria,
quali vitamina C, A e zinco, attivatori e modulatori di globuli
bianchi e macrofagi per funzionare in maniera
ideale.
Alterare questi fattori avrà conseguenze anche
sulla immunità. Di qui una possibile spiegazione
all’incremento fino a 50 mila unità di soggetti colpiti da
sclerosi multipla. Una forte polarizzazione verso T2
è caratteristica di patologie autoimmuni e sclerosi
sistemiche e produzione di auto-anticorpi. Elevati livelli
di anticorpi alle proteine di base della mielina cerebrale
sono riscontrati in oltre il 95% dei bambini autistici (Singh
et al., 2003).
T1 (linfociti T helper di tipo 1) produce una serie
di modulatori immunitari molto importanti:
interferone gamma, interleukina (IL)-2 e TNF, tumor
necrosis factor. Uno studio pubblicato dal Journal of Infectious
Diseases ha documentato una diminuzione di
interferone causata dal vaccino del morbillo, declino che persiste
per un anno dopo la vaccinazione. L’interferone è
una sostanza prodotta da T1 che rende l’organismo resistente alle
infezioni. Il risultato finale è che i vaccini
portano ad una maggiore vulnerabilità alle
infezioni. Ed in effetti fu osservato (American Journal of Public
Health Investigators,1990) che, su un campione di 3437 casi di polio
nello stato di New York, le vittime avevano
probabilità doppia di comparsa del polio, dopo vaccino DTP
(difterite tetano pertosse) nei due mesi precedenti,
la rispetto ai bambini di controllo.
Più recentemente, in un’epidemia di polio nello
stato di Oman, è stato dimostrato che le
vaccinazioni DPT avevano causato la comparsa di polio paralitico.
Quanto sopra indicato segnala che esistono numerosi elementi
scientifici per dimostrare l’assunto in base al quale,
contrariamente a quanto ipotizzato in passato, i vaccini non
rafforzano o sostengono il sistema immunitario nel suo complesso.
Anzi predispongono ad infezioni ed allergie, rispettivamente perché
deprimono T1 e spostano l’equilibrio verso T2.
LE CONTAMINAZIONI
Polio: uno dei problemi relativi a
questo vaccino deriva dalla sua contaminazione con
un numero ancora sconosciuto di virus animali. Il
vaccino contiene centinaia di migliaia di virus che possono produrre
polio, meningite, encefalite, epilessia. Accreditate
ricerche ha mostrato che l’iniezione di un virus da una specie di
scimmia all’altra ha provocato lo sviluppo di tumori
maligni. La cancerogenicità di alcuni di
questi virus è stata dimostrata da Sweet (1960), Fraumemeni (1963),
Gerber (19621), Rowe (1962). Innes scoprì nel 1968
che la mortalità per leucemia negli USA dal 1955 al 1959 era
cresciuta del 10% circa tra i 5 e i 14 anni, proprio negli anni del
Salk. Secondo l’O.M.S., tra il 1970 e il 1974 in
otto paesi europei ci sono stati 360 casi di polio
di cui 205 associati alla vaccinazione. Secondo il Medical
Letter (1988), negli ultimi decenni negli USA si sono
verificati fino a 5-10 casi dall’anno di polio paralitica come
conseguenza del vaccino Sabin, praticamente quasi il
100% dei casi di polio paralizzante. Secondo Mendelshon,
nel 1977, su 18 casi di polio negli USA, 13 erano derivati dalla
vaccinazione. In Israele nell’88 ci sono stati 15
casi di polio (Slater,1988) di cui 9 vaccinati con
almeno tre dosi di Sabin, due con due dosi, ed uno con una. Si
ritiene che l’87% dei casi di polio dal 1970 negli USA derivano
dall’uso del vaccino antipolio.
Morbillo: nel giugno 1984 la
rivista medica “USA MMWR” ha riportato un’epidemia di
morbillo tra studenti dell’Illinois e del New Mexico
vaccinati da poco al 98%. Gustafson (1987) descrive un’epidemia in
una scuola secondaria con un indice di vaccinazione al 99% con virus
attenuato. Secondo la FDA nel 1988, l’80% dei casi
di morbillo erano di persone precedentemente vaccinate al morbillo.
Parotite: secondo West
(1966), la mancanza della malattia in età infantile
corrisponde ad una maggior probabilità di cancro alle
ovaie e in generale di tutti i cancri (Ronnie, 1985). Efficacia:
dal 1986 sta aumentando l’incidenza di parotite, caratterizzata da
una particolare presenza tra gli studenti delle
scuole medie e superiori.
Rosolia: efficacia: Secondo Cherry
(1980), l’utilizzo di centinaia di milioni di dosi negli
USA non ha sortito alcun effetto nei confronti delle
continue ondate periodiche della malattia, anzi è stata notata la
reinfezione da parotite nei vaccinati. Kloch e
Rachelefsky (1973) hanno descritto un’epidemia di
oltre mille casi a Casper (USA) nel 1971 che si
presentò nove mesi dopo la campagna vaccinale e coinvolse per lo più
vaccinati, pari all’83% nelle elementari ed il 52%
negli asili. Hartman afferma che la rosolia produce
malattia visibile solo nel 2-5% di non vaccinati contro un 50-100%
dei vaccinati, cosa che dovrebbe far riflettere in generale
sull’efficacia dei vaccini.
Pertosse: nel 1975 il Giappone
decise di posticipare questa vaccinazione (particolarmente
pericolosa) dal secondo mese di vita al secondo anno di vita e nel
1981 fu abolita del tutto. A partire dal 1975 la mortalità
nei primi mesi di vita scomparve in Giappone, ma aumentò
l’incidenza di meningite al secondo anno di età.
Levine (1966) e Savinski (1973) hanno documentato
che alti dosaggi di tale vaccino preludono alla comparsa di
encefalomielite nell’animale. Smith (1988) ha
dimostrato l’esistenza della meningite da vaccino, con incrementi
pari al 400% al terzo mese di età. In tutti i Paesi in cui sono
partiti massicci programmi di vaccinazioni si sono
verificati aumenti esponenziali di casi di paralisi
cerebrali.
Antinfluenzale (Emophilus B):
numerosi ricercatori segnalano il pericolo di complicazioni
neurologiche (encefaliti e paralisi di
Guillen-Barrè) soprattutto nei bambini, a seguito di vaccini
antinfluenzali. A seguito di massiva vaccinazione,
con oltre 40 milioni di soggetti, furono registrate migliaia di
reazioni avverse con centinaia di paralisi di Guillen-Barrè
e 10 decessi, nell’arco di quattro mesi. Conseguirono
4.000 cause civili che con un fatturato di 3 miliardi di dollari di
risarcimento. Nel 1978-79 una nuova campagna
convinse nuovamente gli americani a vaccinarsi e nel
periodo 78- 79 apparvero altri casi di Guillen-Barrè, di cui il 67%
era già stato vaccinato nel 1976. Secondo uno studio del CDC,
i bambini vaccinati avevano un’incidenza 5 volte maggiore di
contrarre il virus del vaccino stesso e quindi l’influenza.
Vaiolo: Kittel verifica
che, dopo l’antivaiolosa, 3297 bambini hanno riportato danni
all’udito e 71 sono rimasti sordi. Bambini che hanno ripetuto
l’antivaiolosa diverse volte presentano delle aberrazioni
cromosomiche nei loro globuli bianchi. Miller (1967)
descrive nove pazienti che svilupparono la sclerosi multipla dopo la
prima o la seconda vaccinazione antivaiolosa. Il Messico e
l’India hanno subito le epidemie di vaiolo più violente e mortali,
sebbene le loro popolazioni fossero state rispettivamente
completamente e parzialmente vaccinate. In Italia
già nel 1887-89 la morte per vaiolo tra i vaccinati era equivalente
a quella tra la popolazione non vaccinata. In Gran Bretagna
la vaccinazione anti-vaiolo divenne obbligatoria nel 1853 e
vent’anni dopo, nel 1870-71, si manifestò la più spaventosa
epidemia della storia (23.000 morti); nei decenni
successivi la mortalità da vaiolo in Gran Bretagna diminuì in modo
perfettamente parallelo alla diminuzione del tasso di vaccinazione.
UN PROGRAMMA DI PREVENZIONE AD HOC
Quanto sopra si limita a focalizzare alcune
condizioni clinico-epidemiologiche che impongono
cautela nella vaccinazione indiscriminata. Il principio della
cautela, altrove impiegato, ad esempio nella contaminazione
elettromagnetica, indica che comunque esso va
seguito ed applicato. Basterebbe un solo caso di patologia da
introduzione vaccinale per imporre un principio di
cautela, ovvero un principio di esecuzione vaccinale controllata. Le
motivazioni addotte sono sufficienti e bastevoli per imporre un
Programma di Prevenzione non solo delle patologie
sottoposte a vaccinazione (Polio, Morbillo, Difterite, Epatite, e
soprattutto Influenza) ma di prevenzione delle complicanze
attese. Si esclude che si possa continuare senza una
programmazione in tal senso anche per i costi che le patologie da
complicazione e iatrogene implicano. Pertanto si
richiede una politica sanitaria di maggiore controllo della
prevenzione vaccinale:·visita clinica presso le ASL
prima della pratica vaccinale;·obbligatorietà della
prescrizione medica vaccinale;·imposizione di sanzioni penali per
coloro che praticano autovaccinazioni e per coloro
che vendono prodotti vaccinale senza prescrizione medica.